Torino 2006

da | Nov 28, 2010 | Archivio Convegni

IX Convegno AIAM 2006

“Agrometeorologia e gestione delle colture agrarie

Torino (TO), 6 – 8 giugno 2006

Introduzione:

L’esigenza del mondo agricolo di disporre i strumenti operativi per la gestione dei processi produttivi ha determinato, negli anni, l’affinamento delle tecniche di difesa delle colture agrarie dalle avversità biotiche ed abiotiche nell’ottica del rispetto dell’ambiente e della salute del consumatore. In questo contesto l’agrometeorologia, unitamente alle scienze fitopatologiche, entomologiche ed agronomiche gioca un ruolo essenziale per lo sviluppo e l’applicazione delle ricerche finalizzate alla predisposizione di servizi per l’agricoltura.

Attraverso lo sforzo congiunto degli enti di ricerca, delle amministrazioni locali, e della componente tecnico-operativa sono stati predisposti negli anni molti prodotti e servizi nell’ambito della difesa delle colture agrarie, costruiti allo scopo di rispondere in modo capillare e tempestivo alle richieste di informazione provenienti da organismi operanti a vario titolo e su diverse scale territoriali.

La costituzione di reti di monitoraggio, la predisposizione di appositi supporti modellistici e la divulgazione delle informazioni da essi derivate, attraverso reti telematiche in grado di garantire affidabilità, tempestività e capillarità dell’informazione, hanno già fornito in molte regioni risultati in grado di fornire concreti aiuti nella razionalizzazione della gestione colturale e della difesa dalle avversità. Con questo convegno si vuol dare al mondo agricolo una panoramica aggiornata su tutte queste tematiche.

Resoconto del Convegno di Luigi Mariani:

Una lettura forte del concetto di “Gestione delle risorse agrarie” ci viene da una lettura globale di ciò che oggi è agricoltura. La popolazione mondale è triplicata in 50 anni, passando dai 2.5 miliardi di esseri umani del 1950 ai 6.7 miliardi odierni. Fatto ovvio, ma non a tutti evidente, è che la produzione agricola, per stare al passo con la crescita della popolazione, ha dovuto anch’essa triplicarsi (ad esempio la produzione italiana di frumento è passata dai 15 q.li per ettaro del 1950 ai 50 q.li degli anni 2000). Tale balzo produttivo, noto come rivoluzione verde, ha pagato gravi prezzi in termini di degradazione del suolo e di desertificazione, di erosione genetica e i perdita d’identità culturale del mondo agricolo. E gli sconquassi non sono finiti, in quanto per il 2050 la popolazione è attesa a 9 miliardi di esseri umani, peraltro soggetti ad un sempre più massiccio inurbamento (intorno al 2000 a livello mondiale la popolazione urbana ha superato quella rurale) il che richiederà un’ulteriore rivoluzione del modo di fare agricoltura. In particolare si imporranno ancora di più le istanze di globalizzazione, con la necessità di garantire grandi masse di produzione cui saranno soprattutto chiamati i Paesi detentori di terre di buona qualità (Asia, Europa e Nord America in primis).

Da ciò discende ad esempio la necessità di un uso oculato dell’acqua, la necessità di mantenere stabili i mercati e di gestire in modo razionale la difesa fitosanitaria. Rispetto a tali necessità l’agrometeorologia può dire parecchio tramite ad esempio i modelli matematici per la stima delle produzioni, i modelli di bilancio idrico e gli input meteorologici per i modelli fitosanitari.

Resterà ovviamente spazio anche per i prodotti d’elite, alle cui esigenze di sempre maggiore qualificazione vengono oggi incontro le tecniche agrometeorologiche che permettono di valutare da un lato le peculiarità dei diversi areali produttivi in termini di vocazionalità e dall’altro l’influenza dell’andamento di un’annata agraria sulla quantità e la qualità delle produzioni.
Ci sarà anche la necessità di ripensare alla struttura e dimensione aziendale e tale revisione dovrà essere condotta anche alla luce delle caratteristiche del clima (basta pensare ad esempio al rapporto fra clima e caratteri delle sistemazioni idraulico – agrarie).

In sostanza c’è una mole enorme di lavoro da fare. Ad esempio con riferimento alle avversità biotiche e abiotiche occorrono da un lato modelli in grado di calare nel cuore della canopy le variabili meteorologiche pregresse, attuali e previste nonché modelli di tipo MOS in grado di adattare al boundary layer rurale gli output dei modelli previsionali numerici, garantendo il superamento di quel gap di scala ancor oggi esistente fra la mesoscala delle uscite dei modelli e la microscala del campo coltivato.

Sul tema della gestione delle colture sono stati chiamati quest’anno a dibattere gli agrometeorologi italiani nel convegno tenutosi a Torino dal 6 all’8 giugno 2006. Tale convegno può essere giudicato un successo sia per il numero di partecipanti (circa 100) sia per il fatto che sono emersi lavori di indubbia qualità; qualitativamente pregevole è stato inoltre il livello del dibattito seguito ad ogni presentazione.

Nelle diverse sessioni in cui si è articolato il convegno (“Avversità biotiche” -“Viticoltura”- “Avversità abiotiche”- “Tecniche colturali”) sono state svolte oltre trenta relazioni orali e sono stati presentati altrettanti poster.

A conclusione del convegno è doveroso ringraziare la Regione Piemonte, in particolare il settore fitosanitario, per la calda ospitalità ed i colleghi che hanno oprato a livello locale per garantire il successo dell’iniziativa ed i in particolare Federico Spanna, Davide Venanzio, Ivan Neretti, Chiara Ambrosino, Mattia Sanna, Mariangela Lovisetto, Giovanna Cressano, Gianni Musso, Tiziana La Iacona.

Sessione I – Avversità biotiche:

Sessione II – Viticoltura:

Sessione III – Avversità abiotiche:

Sessione IV – Tecniche colturali:

Poster:

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